Giulio Cesare Carcano e la Moto Guzzi

Giulio Cesare Carcano e la Moto Guzzi sono parte della storia del Lago di Como.
Carcano nasce a Milano nel 1910. Dopo gli studi liceali si laurea al Politecnico di Milano e al termine del servizio militare entra nello staff tecnico della Moto Guzzi.  
La sua filosofia progettuale ha quattro imperativi: semplicità, leggerezza, riduzione delle resistenze passive, motori dotati di una buona coppia. Ma soprattutto le originali sospensioni a bracci oscillanti montate su tutte le sue moto fino alla otto cilindri.  

Nel 1950 Carcano spinge la direzione affinché la Moto Guzzi si doti di una galleria del vento, sarà la prima casa motociclistica al mondo. A conferma della sua poliedricità e genialità, utilizzò la galleria del vento per disegnare il bob a due dell’Aeronautica che vinse le Olimpiadi di Cortina.  

Intorno al 1957 progetta la Moto Guzzi 8 cilindri di 500 cc, una moto assolutamente all’avanguardia, ancora oggi un esempio tecnico unico. Erogava l’impressionante potenza di 75 cv.  
Nella sua carriera firmò moto storiche come Falcone e la V7 portando la Moto Guzzi ai vertici delle competizioni mondiali.  

Nel 1966, con la morte di Carlo Guzzi, Carcano lascia la Società alla quale ha dedicato trent’anni di passione, consacrandosi al suo secondo amore: la vela. Apre uno studio per la progettazione di barche da regata e firma barche meravigliose come Villanella, vincitore della Two Ton Cup, Vihuela, Venessa, Viola, Vinca, Volpina. Le sue barche differivano dalle altre per la caratteristica forma V della prua, una sorta di ossessione la sua, confermata dai nomi delle sue barche e dai celebri motori a V della Moto Guzzi.  
Era anche un ottimo velista: da timoniere conquistò un 3° posto al mondiale 5.5 S.I. nel 1961 a Helsinki con il Volpina e con il Cisko-Yu dominò per anni tutte le regate sul Lago di Como.  
Carcano partecipò con Beppe Croce ai primi contatti per una sfida italiana alla Coppa America attraverso l’incontro con il presidente USA John F. Kennedy. Era inoltre nel Comitato d’Onore FIV con Agostino Straulino e Nico Rode.  

Era avanti Carcano e lo sapeva. Progettava tutto in maniera maniacale, ottimizzava i pesi, studiava forme e appendici, sperimentava materiali, ideò i timoni appesi a poppa, fu precursore del dislocamento leggero. 
Disegnò barche dalle prestazioni sbalorditive, soprattutto nelle andature portanti. Non è difficile, oggi, intravedere alcune sue linee negli Open Oceanici di designer contemporanei.  

Dagli anni Ottanta, viveva tranquillo a Mandello nella sua casetta in riva al Lago. Quando veniva invitato a ricordare gli anni dei suoi successi lo faceva inizialmente con una certa riluttanza, poi il ricordo delle persone che avevano collaborato lo portavano a sciogliersi e a far rivivere il passato.  

Anche nel canottaggio volle lasciare la sua impronta. Sul 4 senza la formazione classica prevede che i remi siano alternati; la sua innovazione consisteva nell’avere il primo e il quarto da un lato e i due centrali dall’altro; questa innovazione fece vincere alla Canottieri Moto Guzzi numerosi titoli. Da allora la quasi totalità degli equipaggi al mondo adotta questa tecnica.  

Il prof. Augusto Farneti giornalista ed esperto di motociclismo, disse di lui:  

Giulio Cesare Carcano si interessava scientificamente delle corse. Lo troviamo ai box, al bordo delle piste, […] Punto di riferimento sicuro per i piloti, di cui spesso divenne amico e confidente, seppe circondarsi di collaboratori validissimi e devoti che lo seguirono fino in fondo in un’ineguagliabile storia sportiva.  
Gli sportivi lo idolatravano. Questa irripetibile situazione, quasi come una felice congiunzione astrale, contribuì a portare il numero delle vittorie Moto Guzzi al “Record dei record
.  

Ildo Renzetti, ing. e progettista Moto Guzzi, lo ricorda:  

Incontrai l’ingegner Carcano nel 1950. Ero stato assunto alla Moto Guzzi, il mio primo lavoro. Lui aveva 40 anni, ma ne dimostrava molti di meno: alto, folta capigliatura, colletto della camicia aperto, giubbotto di pelle scamosciata, portamento signorile. Incuteva una discreta soggezione.  
Ebbi il coraggio di chiedergli qualche delucidazione sul lavoro che stava facendo. Non solo mi rispose con dovizia di particolari, ma cominciò lui stesso a rivolgermi qualche domanda. Non era facile diventare amici dell’ingegner Carcano, ma nel mio caso la simpatia fu subito reciproca. Nella sua cerchia di amici e collaboratori non c’era posto per gli arroganti, i presuntuosi e i superbi“.
 

Amava i gatti, i motori e le barche a vela. I gatti erano i padroni di casa. Quando andavo a trovarlo non mancavano mai i due magnifici gatti, seduti su due cuscini, che assistevano alla nostra conversazione, con una espressione tale da sembrare molto interessati all’argomento.  

Del resto, anche l’ingegner Carcano aveva molto del gatto: l’intelligenza, la prontezza di riflessi e un amore immenso per la libertà. Anche nel lavoro doveva essere libero. Odiava le imposizioni. Come progettista era di una genialità eccezionale, ma il progetto doveva entusiasmarlo, altrimenti non nasceva. Ho avuto la fortuna enorme di averlo come maestro, ma soprattutto il privilegio di averlo come amico.  

Carcano muore alla soglia dei novantacinque anni nella sua casa di Mandello.  

Giulio Cesare Carcano e la Moto Guzzi

  


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